Storie di comici ebrei nei campi di concentramento
Foto di Gloria Perdomini
Sinossi
Lo spettacolo è tratto dalle vere storie dei comici di Berlino negli anni ‘30, sempre più asfittica per gli ebrei, deportati nel campo di Westerbork.
Il lager è gestito da un caporale impresario che utilizza la propria influenza per creare nel campo un cabaret personale, che presto diventa il polo di attrazione degli altissimi gradi delle truppe di occupazione tedesche. Per i comici significa andare in scena distrutti dai lavori forzati, dalle malattie, dalla morte di un amico. Non fare ridere equivale ad una condanna.
Questa è la realtà paradossale che vogliamo raccontare, utilizzando nello spettacolo numerose battute originali, pronunciate dagli stessi comici che hanno calpestato quelle assi. Una riflessione su come ogni dittatura tema il ridicolo.
«La commedia ha il dovere di distruggere il pericoloso rispetto che si prova di fronte ai tiranni»
– Bertolt Brecht
«Stavamo recitando il secondo atto quando comparve un ufficiale della gestapo. E si verificò un fatto incredibile: l’ufficiale si portò l’indice alle labbra per indicare ai suoi di muoversi in punta di piedi. Non volle disturbare lo spettacolo seppure fosse, come obbligatorio, un’opera ebrea eseguita da ebrei. Ma quando cadde il sipario non mise fine solo allo spettacolo ma alle nostre vite intere. Il teatro si trasformò in un centro di raccolta e la mia compagnia partì tutta con il primo treno»
– Herbert Nelson, attore internato, 1941
Crediti
Morire dal ridere
Storie di comici ebrei nei campi di concentramento
Di e con:
Andrea Migliorini
Jacopo Sgarzi
Regia:
Davide Del Grosso
Con la collaborazione di:
Ettore Brocca
Musiche:
Massimiliano Manella